Aldo Manfredi

Genitore è chi ti ama o chi ti genera?

La pellicola d’animazione Mr. Peabody e Sherman (Rob Minkoff, USA, 2014), facilmente reperibile in streaming o in dvd (ma sarebbe bene verificare sempre la disponi­ bilità nella biblioteca di zona), è a tutti gli effetti un film con una forte connotazione concettuale, se con questo termine intendiamo un’opera che tenta di rappresentare un concetto. Come in Un affare di famiglia, il recente film di Kore’eda Hirokazu vincitore della Palma d’Oro all’ul­ timo Festival di Cannes, la pellicola targata DreamWorks sembra ragionare sul concetto di genitorialità ponendosi, alla base, la medesima domanda: genitore è chi ti genera o chi si prende cura di te?

La storia narra delle avventure di un’irresistibile coppia formata da Sherman, un bambino di 7 anni adottato da Mr. Peabody che – udite, udite – è un cane! Molto intelligente e sensibile, vincitore di un Premio Nobel e di tre ori alla Olimpiadi ma, ahimé, pur sempre un cane!

La coppia funziona a meraviglia, entrambi hanno svilup­ pato un “bowlbyano attaccamento sicuro” se non fosse che la società, o meglio chi sta intorno ai due protagonisti, sembra non perdonare questo piccolo particolare: l’appar­ tenenza alla razza canina del padre adottivo.

Chi ha buona memoria ricorderà le prime obiezioni mosse alle coppie omogenitoriali: potevano essere anche formate da genitori irreprensibili e moralmente ineccepibili, ma il fatto che fossero dello stesso sesso non veniva tollerato. Ancora una volta la relazione d’amore che s’instaura tra genitori e figli, adottivi o meno, era messa in secondo pia­ no rispetto al dato biologico. Di fatto oggi, a quarant’anni dalla prima adozione di una coppia non etero, si è scoperto che questi figli sono felici, realizzati e fieri dei loro genito­ ri. “Dico subito a chi incontro per la prima volta che ho due genitori dello stesso sesso e, in base a come reagisce, decido se proseguire o no la conoscenza”, risponde una ragazza in­ tervistata al riguardo.
Pregio di questo esilarante film è quello di aver messo al centro della storia la relazione d’amore tra bambino e ge­ nitore, non di certo l’appartenenza di genere o razza. Vero è che un cane non è un uomo… ma un bambino sta al gioco senza problemi, mentre noi adulti abbiamo la capacità di cogliere la “caninità” del protagonista come un intelligen­ te simbolo, per dirci, appunto, non sono né il sesso né la razza a contare!

Chi guarda – presumiamo bambini e ge­ nitori insieme perché nei primi anni di vita del bambino almeno la prima visione di un film, seppur rivolto ai più piccini, andrebbe sempre condivisa – fa inevitabilmente il tifo per Mr. Peabody. Chi non vorrebbe un genitore così? Tra le altre qualità anche inventore del Torni Indietro, una macchina che permette di viaggiare nel tempo per vedere gli Stati Uniti ai tempi di George Washington, la Francia durante la Rivoluzione francese, l’antico Egitto di Tutan­ khamon, il Rinascimento italiano (esilarante Leonardo!) e, infine, la Guerra di Troia?

È la sua “classicità”, la presenza di tanti temi ricorrenti in miriadi di fiabe, storie, narrazioni e pellicole a rendere go­ dibile questo lavoro: il viaggio nel tempo (con inevitabile macchina del tempo), la compagna di classe impicciona che poi finirà per fare pazzamente innamorare Sherman, le gag a tutto spiano (Mr. Peabody inventore della Zumba!)… Già, Sherman, una sorta di Rosso Malpelo nemmeno trop­ po sveglio, un Peter Parker imbranato (il doppiatore è lo stesso dell’eroe marveliano), occhialuto e secchione ma con il suo personale superpotere, il Torna Indietro, che userà senza scrupoli per far innamorare la sognata e de­ siderata Penelope: una petulante ragazzina che sembra uscita dai Peanuts e che cede a Sherman solo di fronte alla strabiliante auto!

Sherman dai capelli rossi non è un eroe, non è un asso a scuola, è stato adottato, ma il suo cane, pardon, suo padre, lo ama e lo accudisce come ogni genitore sa fare, pur non essendo perfetto: ogni tanto, infatti, morsica!

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